Qui di seguito il progetto realizzato dal nostro socio Giuseppe Ferrara e dal suo amico Francesco Zago, autore dell’articolo.

Da sempre sono un appassionato di audio riprodotto (in ambiente domestico) in oltre 30 anni ho passato l’esperienza dei vari formati di audio che sono stati commercializzati per supportare la distribuzione della musica. Non voglio “tediarvi” però con un sacco di cose del passato, ma invece fare due chiacchere su come ottenere oggi una buona riproduzione audio musicale partendo da file digitali (nei vari formati) senza spendere cifre importanti.

Però prima di parlare di come riprodurre musica in formato digitale, bisogna perlomeno comprendere come si ottiene e capirne le possibilità di resa acustica in ascolto.

Generalità sulla produzione di file audio digitali

Oggi chiunque può facilmente ottenere una registrazione digitale, in ogni smartphone sono disponibili app che permettono di usare il microfono del telefono e registrare l’audio esterno.

Abbiamo una registrazione digitale di qualità da una registrazione con lo smartphone? Purtroppo no…

La qualità della registrazione digitale è data come sempre (lo era anche in campo analogico) dal mantenimento di un elevato standard qualitativo dei componenti e dei sistemi usati per la registrazione. Serve un microfono idoneo a catturare tutto lo spettro delle frequenze udibili e la registrazione deve conservare una gamma dinamica in grado di riprodurre durante l’ascolto della registrazione l’impressione di “rivivere” l’evento acustico che è stato registrato mantenendo basso il rumore di fondo (rumore bianco) e limitando il più possibile la distorsione.

Senza andare ad approfondire le tecniche di campionamento digitale (di cui sarebbe lungo spiegare e fare una disamina tecnica), fornirò a chi vorrà approfondire un paio di link…

http://www.ironbridge-elt.com/francescaortolani/ASL/appunti/Appunti/L2%20-%20Fondamenti%20di%20Audio%20Digitale.pdf

https://www.musicaememoria.com/faq_alta_definizione_HD.htm

Fidatevi però se vi dico che possiamo dare per sicuro che all’aumentare della “quantizzazione” e “frequenza di campionamento” miglioriamo la qualità della registrazione. Per “quantizzazione” si intende il numero di bit utilizzati nella registrazione (16, 24, 32) mentre per frequenza di campionamento intendiamo (44,1khz, 48khz, 88khz, 96kz ecc). La combinazione di questi valori determinano la capacità di arrivare a coprire uno spettro di suoni e relativi valori di dinamica sempre più ampi fino a raggiungere e superare le capacità uditive dell’orecchio umano. Questo tipo di campionamenti combinanti quantizzazione e frequenza viene chiamato PCM (Pulse Code Modulation).

Se tralasciamo i primi anni dello sviluppo delle tecniche digitali di registrazione (tra il 1967 e la fine degli anni ’70) il primo concreto “standard” digitale ad affermarsi è stato quello imposto dal consorzio Philips/Sony che stabiliva di utilizzare un campionamento a 16bit e 44,1 khz (che è quello dei CDaudio). Questo standard (siamo ai primissimi anni ’80) è quello che in campo hifi viene considerato il “livello” minimo per una registrazione digitale di qualità.

Dopo l’uscita commerciale dello standard dei CDaudio (1982) progressivamente si sono resi disponibili sistemi di registrazione in grado di utilizzare livelli di campionamento maggiori che utilizzano valori di “quantizzazione” e “frequenza” maggiori tanto che attualmente lo standard medio durante le registrazioni professionali (in sala di incisione) è di 24bit e 48khz (ma se ne trovano a valori superiori). Sony per ragioni esclusivamente commerciali nel 2000 ha introdotto un diverso standard (il DSD – Direct Stream Digital) che prevede la quantizzazione di un solo bit con livelli di campionamento in frequenza molto elevati (1bit campionato a 2822,4khz).

Riassumendo, per dare un “metro” di paragone:

  1. La capacità dell’udito umano viene dato per l’ascolto di suoni tra i 20 e 20000hz in un ampiezza dinamica di 120db (a 130/140db in ambito medico viene definita la soglia del dolore per l’intensità dei suoni udibili). Per rendere l’idea, un motore a reazione di un areo civile in decollo a 100mt di distanza può arrivare ad una intensità di 140db.
  2. Il campionamento a 16bit44,1khz (quello dei Cdaudio) è stato “calibrato” per coprire il “range” dei 20/20000hz con un limite dinamico di 90db.
  3. Il campionamento a 24bit96khz (utilizzato negli studi di registrazione e destinato ad essere distribuito nei DVDaudio, standard nato morto purtroppo….) consente un limite dinamico di 144db ed una risposta in frequenza ampiamente oltre i limiti di udibilità umana.
  4. Il campionamento a 1bit 2822,4hkz (utilizzato nei SACD) permette di coprire 10/100000hz con un limite dinamico di 120db. Quindi se il CDaudio arriva a coprire i limiti di udibilità umani perché cercare dei livelli di campionamento maggiori? Perchè durante il campionamento delle sorgenti audio (da analogico a digitale) devono essere utilizzati dei filtri (anti aliasing) che devono tagliare i suoni oltre i livelli di udibilità perché dopo essere stati trasformati in digitale potrebbero “inquinare” la registrazione restituendoli all’interno dello spettro di udibilità durante la riproduzione. er fare in modo che il taglio di questi filtri sia meno “ripido” (e quindi renderlo udibile), serve avere una registrazione su un livello di campionamento elevato in modo da poter usare il taglio in maniera più “dolce”.

Chi vuole approfondire può trovare dei riferimenti nei calcoli della teoria di Nyquist:

https://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_del_campionamento_di_Nyquist-Shannon

Distribuzione commerciale di musica digitale

Adesso sappiamo (al minimo sindacale) cosa ci può offrire una registrazione digitale ma cosa troviamo in commercio? Cosa usiamo per riprodurla e che livelli qualitativi ci dobbiamo aspettare in riproduzione?

Per molti ovviamente sono argomenti più che conosciuti ma mettiamo tutti sullo stesso piano (abbiate pazienza…).

Prima dello sviluppo tumultuoso dei servizi di telefonia digitale, che permettono di veicolare grandi quantità di dati al secondo, la musica digitale veniva distribuita in massima parte con i Cdaudio “comprimendo” sullo standard 16bit 44,1 khz la musica partendo dai “master” di registrazione su campionamenti superiori (quando disponibili). Le attuali linee digitali (adsl, fibra, 4g ecc), hanno dato la possibilità a società appositamente create (Spotify, Google play, Apple Music ecc), di sostituirsi alle case discografiche nella distribuzione di musica digitale. La fruizione della musica può facilmente avvenire sfruttando streaming e/o download dal web pagando un “canone” di abbonamento a questi servizi.

La musica in formato digitale ha un “peso” che si misura in spazio di archiviazione, qui sicuramente siete più “ferrati” di me che litigo spesso con l’informatica.

… Per riassumere più o meno:

  • quattro minuti di musica stereo a 16bit 44,1 khz (Cdaudio) pesano circa 42Mb
  • gli stessi quattro minuti a 24bit 96khz (DVDaudio) pesano circa 135Mb
  • gli stessi quattro minuti a 1bit 2822,4 khz (SACD) pesano circa 144Mb

Distribuire questa musica su questi “pesi” è poco agevole perché richiedono grandi spazi di archiviazione nei server e consistenti baud/rate di traffico dati per veicolarli sul web. L’informatica qui ha trovato la maniera di applicare particolari “algoritmi” che sono in grado di “comprimere” la musica su file di dimensioni più piccole che sono in grado di essere facilmente trasmessi su linee digitali e usati anche in piccoli “device” per la loro riproduzione con l’ausilio di cuffie e/o auricolari (tipicamente gli smartphone). Gli standard di compressione disponibili negli anni si sono moltiplicati (Mp3, Wma, Aac, Ac3 ecc) ma tutti hanno in comune la proprietà di ridurre lo spazio di archiviazione e quindi rendere facilmente accessibile lo streaming (oltre che la copia illegale… ma qui è un’altro discorso che non ci interessa approfondire).

  • i quattro minuti di musica di prima compressi a 320kb 44,1khz in mp3 pesano 9,16Mb
  • su 128kb 44,1khz in mp3 pesano 3,7Mb
  • e così via…

Questo ha sicuramente reso il servizio streaming di musica più facile ed accessibile ma qualitativamente come siamo messi?

I servizi di “streaming” di maggior successo come Spotify, YouTube Music, GooglePlay, Amazon Music, Apple Music distribuiscono musica compressa (cioè usano file al di sotto della qualità del Cdaudio).

I file “compressi” vedono ridotta la propria capacità di restituire la musica in essi contenuta sopratutto nei valori di dinamica e risposta in frequenza. Quanto vada perso è strettamente connesso al tipo di algoritmo impiegato e al suo livello di compressione.

Ma in ascolto ce ne accorgiamo?

Se siete soddisfatti di ascoltare spotify con gli auricolari e lo smartphone continuate tranquillamente perché non sentite il bisogno di cambiare.

Un concetto vale sempre, sia che ascoltiate musica con uno smartphone e un paio di cuffiette che con un sistema hifi da 100.000eu:

LA QUALITA’ DELLA MUSICA RIPRODOTTA SI LIVELLA AL COMPONENTE PEGGIORE DELLA “CATENA” IMPIEGATA (la musica stessa è componente della catena, ne è il primo anello).

Se disponiamo di buoni “device” elettronici e ci mettiamo file compressi ascolteremo la qualità (spesso scadente) dei file audio compressi anche se disponiamo di buone cuffie e un buon riproduttore audio.

Se mettiamo della musica non compressa e di buona qualità in uno smartphone e la ascoltiamo con un paio di auricolari ascolteremo la qualità (spesso scadente) degli auricolari e dello smartphone.

Prima però di parlare di come ottenere il meglio possibile in riproduzione dalle registrazioni digitali e se ne vale la pena è meglio sapere che cosa c’è nella musica digitale prodotta e distribuita negli ultimi 40 anni…

Se fissiamo il 1982 come data per l’inizio della distribuzione commerciale della musica digitale (su CDaudio e dei primi lettori CDP), da lì in avanti lo sviluppo delle tecniche di registrazione digitale ha fatto rapidamente passi in avanti. Questo rapido progresso della tecnica e dei mezzi per ottenere registrazioni via via su campionamenti maggiori però non è stato accolto e applicato in maniera “standard” da tutte le case discografiche.

I mezzi tecnici hanno un costo e non tutte le case discografiche erano disposte e disponibili ad “investire” negli ausili tecnici indispensabili per migliorare le registrazioni. In linea generale, il miglioramento degli ausili tecnici nel corso degli anni è andato in favore delle produzioni di musica classica e jazz (che solitamente “godono” di produzioni più ricche) mentre le produzioni di “musica leggera” come pop, rock, blues ecc non hanno avuto la stessa sorte.

Bisogna però rendere merito ad alcune case discografiche e produttori/artisti (anche nella “musica leggera”) che hanno tenuto in massima considerazione il comparto tecnico in fase di registrazione e di cui si possono trovare oggi in distribuzione i “files” in streaming/download. Anche qui poi comunque il mezzo tecnico da solo non fa la differenza. Ad usare il mezzo tecnico c’è sempre una persona e quindi ci sono tecnici bravi ed altri meno bravi che fanno il loro lavoro con i mezzi che gli vengono messi a disposizione.

Possiamo trovare registrazioni a 24bit48khz (o inferiori) realizzate molto molto bene e altre magari a 24bit96khz che tecnicamente dovrebbero andare meglio e che invece non sono in grado di far valere il vantaggio tecnico.

Quindi, a patto che le case discografiche abbiano conservato i “master” di registrazione originali o che gli stessi non siano stati perduti irrimediabilmente a causa di disastri (la americana Universal Music Records a “denti stretti” ha dovuto ammettere la perdita di circa 500.000 master di registrazione tra analogici e digitali durante un disastroso incendio)…

https://metalitalia.com/articolo/nel-2008-il-piu-grande-disastro-della-storia-del-music-business-lincendio-dellarchivio-della-universal/

… da qualche parte questi master sono conservati e stanno “emergendo” dai magazzini per essere messi a disposizione degli appassionati che sono disponibili a spendere qualche “palanca” per poterli ascoltare nella loro qualità nei servizi streaming e/o download da parte di società similari a quelle citate in precedenza che oltre a fornire musica su file compressi forniscono (ad un costo di abbonamento maggiore) lo streaming e il download agli stessi livelli dei master originali.

Adesso sappiamo differenziare la qualità tecnica dei diversi file audio digitali e sappiamo anche in base ai periodi di produzione della musica che vogliamo ascoltare, che cosa aspettarci dal punto di vista qualitativo.

Conoscere dà la possibilità di scegliere in base alle proprie esigenze di ascolto e sopratutto permette di non essere presi in giro dalla società “xy” che promette qualità superlative!

Faccio un esempio banale: solo ieri ho trovato pubblicizzata la distribuzione (in streaming e download) di file musicali in alta risoluzione di un gruppo inglese che mi piace molto. Peccato che la produzione originale si riferisca al periodo fine anni ’60 inizio anni ’70 e che quindi la distribuzione di questo “fantastico” prodotto in alta definizione è certamente un riversamento in digitale di registrazioni analogiche (rimasterizzazione). Può essere un prodotto qualitativamente anche buono (se il tecnico che ha effettuato la conversione ha saputo fare bene il proprio lavoro) ma commercialmente viene “spinto” in maniera scorretta promettendo qualcosa che non è quello che si vuol far sembrare! In questo caso per il mio gusto personale preferisco mantenere in ascolto la registrazione originale analogica e mi vado a cercare il disco a 33 giri.

Quest’ultima considerazione pone in evidenza quanto sia assolutamente personale la “percezione” della qualità audio di proprio gradimento. Non esiste una qualità audio di “riferimento” (che vada bene per tutti) ciascuno utilizza l’ascolto musicale secondo le proprie abitudini ed il proprio mezzo preferito e di solito la qualità nella riproduzione non riveste il principale vincolo nella sua fruizione/ascolto.

Quello che un apparecchio come il Raspberry, che andremo adesso a vedere, è in grado di offrire, è un mezzo tecnico che con poca spesa può diventare la migliore sorgente audio a livello qualitativo nel proprio impianto.

Ed è in grado di collegarsi come “sorgente” audio anche con amplificatori molto datati perché dispone, con l’ausilio di schede dac apposite, di utilizzare le uscite audio in standard di linea rca che sono in uso nell’alta fedeltà da più di 40 anni. Quindi lo potrete collegare facilmente all’amplificatore che vi ha lasciato magari vostro padre e che è “parcheggiato” dentro un rack a prendere polvere perché magari è poco pratico da usare con un CDP mentre l’ascolto di spotify con lo smartphone e più “friendly”.

Il Raspberry per l’uso audio può rappresentare un “anello di congiunzione” tra il vecchio mondo hifi e la fruizione più moderna e comoda dell’audio in streaming sia esso “compresso”.

In standard CDaudio o in alta risoluzione, a voi la scelta, lui riprodurrà la musica che gli date al livello qualitativo che gli fornite.

RASPBERRY per l’ascolto di qualità di file audio in formato digitale a mezzo streaming di rete.

Scusate se sono stato “prolisso” ma per poter fare una valutazione generale di merito su quello che Giuseppe Ferrara ed io abbiamo assemblato serviva fornire una “base” comune di conoscenza. L’impiego del raspberry in ambito di audio riprodotto non è una novità tra gli appassionati di hifi è già nota da tempo… ma magari chi si occupa di informatica e conosce bene le possibilità tecniche di questo piccolo “device” magari non ha mai pensato di poterlo sfruttare come player/streamer di musica digitale (e del suo livello qualitativo potenziale).

Prima di parlare del Raspberry bisogna dire due parole sui chip DAC (Digital to Analog Converter). Questi chip sono quelli che sovrintendono e effettuano la conversione della musica dai file in formato digitale ad un segnale analogico in grado di essere poi riprodotto e amplificato tramite ad esempio un amplificatore audio per uso domestico. I DAC si trovano all’interno di un’enorme numero di “device”, dagli smartphone agli ipod/ipad, dalle autoradio ai televisori… praticamente qualsiasi cosa emetta suoni partendo da una circuitazione elettronica digitale contiene un DAC.

Il punto è che questi chip hanno un costo irrisorio (dal punto di vista industriale) e negli ultimi 10/20 anni fanno capo agli stessi produttori che li hanno progressivamente migliorati. Il punto è che gli stessi chip vengono utilizzati sia che si parli di un lettore CD nel mercato “consumer” sia per apparati dal costo molto elevato.

Questi medesimi chip sono disponibili sulle piccole schede DAC dedicate e applicabili al raspberry.

Sono sicuramente l’ultimo a poter parlare delle possibilità tecniche (a livello informatico) del Raspberry (Giuseppe e la totalità delle persone che sta leggendo queste righe ne sa sicuramente più di me), ma da appassionato audio vi posso dire quello che mi ha fatto avvicinare al “device”.

Quello che mi ha incuriosito è stato apprendere che questo minielaboratore adotta per il trattamento e trasmissione del segnale audio lo standard I2S. A molti questo non dice nulla ma questo standard di trasmissione audio è stato “brevettato” e ingegnerizzato da Philips…

https://it.wikipedia.org/wiki/I²S

… appositamente per il trattamento del segnale audio digitale e ha la capacità di mantenere estremamente basso il valore di “jitter” che per la musica digitale è fondamentale…

https://it.wikipedia.org/wiki/Jitter

… tanto che viene adottato su sistemi di riproduzione audio in alta fedeltà (per collegare una meccanica di lettura digitale con un DAC ad esempio) con fasce di prezzo anche molto elevate (parliamo di sistemi che possono partire da un costo di 2000 euro) a testimonianza che è una soluzione tecnica molto qualificante per i sistemi di riproduzione audio digitali.

Quindi “intravista” questa caratteristica ho effettuato le solite ricerche sul web e mi si è aperto un mondo di opportunità. Il problema è che ne vedevo le possibilità audio ma non ero in grado di risolvere i problemi di configurazione software necessari.

La scelta comunque di andare verso un sistema come Raspberry/Volumio per un appassionato di audio come me è motivata principalmente da un problema che potenzialmente affligge tutti gli streamer/player creati appositamente dai costruttori di apparecchi hifi. Questi apparecchi sono legati agli aggiornamenti che ogni produttore rilascia per adeguarsi all’affacciarsi di nuovi servizi web, diventati disponibili dopo l’uscita dell’hardware. Non tutte le aziende rilasciano questi aggiornamenti con “prontezza” e non è detto poi che integrino quello che ci si aspetta. Tenuto conto del costo spesso elevato di questi “device” non è cosa di poco conto.

Queste limitazioni con sistemi come Raspberry/Volumio non ci sono perché il sistema è ampiamente “aperto” agli utilizzatori che sono “invitati” a partecipare all’aggiornamento del sistema che quindi in tempi brevissimi “reagisce” ai cambiamenti del web rilasciando nuove versioni di aggiornamento liberamente scaricabili.

In pratica il Raspberry con applicata una scheda DAC dedicata (ce ne sono molte in commercio) e un sistema operativo come Volumio o Moode istallato nella SD…

https://volumio.org
https://moodeaudio.org

… è in grado di svolgere le funzioni di streamer/player/DAC con una qualità perfettamente sovrapponibile a sistemi audio dedicati dal costo anche 50 volte maggiori.

Volumio e Moode sono in grado di ricevere/leggere file audio (sia sulla porta ethernet sulla LAN locale o sul web come sui device collegati in USB) su praticamente tutti i livelli di campionamento (a seconda della scheda DAC installata). Il Raspberry riceve/legge i file audio dalla LAN o dal web e li trasmette tramite connessione I2S alla scheda DAC dedicata (mantenendo un bassissimo valore di jitter). Il DAC (i cui chip sono gli stessi montati su apparecchi dedicati specificatamente all’audio hifi) converte il segnale audio in analogico e lo fa uscire tramite le connessioni RCA per l’ingresso di un qualsiasi amplificatore audio come segnale standard di “linea” a 2v.

L’obiettivo per me era quello di “scaricare” musica in formato digitale in alta risoluzione (di qualità “master”), archiviarla sul NAS e riprodurla poi tramite il raspberry sulla LAN locale e collegato al mio stereo domestico.

Lo schema di collegamento della prima configurazione del raspberry era la seguente:

NAS(qnap con 2 dischi raid da 4gb)-ethernet-ROUTER(dedicato)-ethernet-RASPBERRY/AOIDEDAC/VOLUMIO-rca-PREAMPLIFICATORE AUDIO.

La scheda DAC che abbiamo utilizzato era questa:

https://www.amazon.it/DollaTek-ES9018K2M-High-Resolutio-Compatible-Raspberry/dp/B07DK4JY6R/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&keywords=aoide+dac+raspberry&qid=1575656045&sr=8-1

Questo è l’esemplare in mio possesso (uguale a quello che ha Giuseppe).

La scheda ovviamente la trovate anche presso altri “venditori” online.

Per il controllo del software di Volumio abbiamo utilizzato un normale cellulare smartphone android collegato in wifi al Raspberry.

Per farlo ci sono due possibilità:

  1. caricare la app di Volumio dal “play store” al costo se non erro di un euro e 50 (mentre il download del sistema operativo di Volumio è gratuito)
  2. collegarsi in wifi con l’interfaccia web del browser dello smartphone “indirizzando” la connessione con l’IP assegnato al Raspberry dal router di rete locale.

Per effettuare una comparativa di ascolto mi sono procurato la stessa registrazione di musica in alta risoluzione in formato SACD (su supporto ottico) e in formato “liquido” scaricandone i files e archiviandoli nel NAS (entrambi hanno lo stesso campionamento di 1bit 2822,4khz in DSD).

A questo punto abbiamo messo in play gli stessi file di musica utilizzando in contemporanea le due “sorgenti” audio collegate alla stessa amplificazione/casse. Da telecomando abbiamo effettuato il cambio di sorgente in maniera alternativa per poter verificare la qualità in ascolto. Le due riproduzioni sono state dello stesso livello…

Io attualmente non sfrutto le capacità di streamer dal web di Volumio ma lo uso solo per riprodurre i file contenuti nel mio NAS collegato sulla LAN locale, ma leggendo sul sito di Volumio ed il loro forum ho visto che implementa i servizi di streaming con i gestori più noti, utilizzando le funzionalità di MyVolumio (che credo però abbia un piccolo “canone” di abbonamento), mentre ad esempio Moode garantisce questo tipo di connessione ai servizi web in maniera gratuita (qui però dovreste documentarvi perché non ho esperienza diretta della cosa).

Inoltre, se non si fosse capito, io sono un po’ maniaco (un po’ tanto!) e ho deciso di sostituire l’alimentatore switching di dotazione di serie del Raspberry con un alimentatore dedicato di tipo lineare ed in grado di fornire l’alimentazione su un numero maggiore di ampere rispetto a quello di serie.

… dal punto di vista dell’ascolto non è cambiato nulla… ma mi sembra decisamente più serio.

Qui avrei potuto accontentarmi ma ho deciso nei mesi seguenti di fare un’ulteriore tentativo che alla fine è diventato stabile nel mio impianto audio.

Nei mesi seguenti ho avuto l’occasione di acquistare un DAC nuovo ancora imballato (a metà del costo di listino) perché stava per uscire di produzione…

https://www.northstar.it/dac-impulso/

… perchè volevo utilizzarlo quando collego il mio notebook alla rete locale, che mi serve per “testare” in maniera rapida qualche file audio che ho nel pc. Per poterlo fare necessitavo di un DAC con ingresso USB: in particolare questo modello funziona “bilanciato” con l’uscita analogica su terminali XLR. Si “sposa” alla perfezione con il mio preamplificatore anch’esso bilanciato. Fatto il collegamento e verificata la resa in ascolto del DAC, volevo “implementare” la possibilità di collegare il Raspberry al DAC esterno anziché utilizzare la scheda DAC Aoide già istallata.

Il raspberry si presta alle modifiche senza problemi e ho trovato questa scheda streamer…

… dal sito del produttore. Questa scheda applicata al raspberry consente di ricevere il segnale audio come la precedente tramite l’interfaccia I2S, ma non avendo un chip DAC si occupa solamente di trasferire il segnale audio in ingresso e di farlo uscire in standard SPDIF (che consente la trasmissione di musica su livelli di campionamento molto elevati 24bit 192khz) attraverso un cavo digitale coassiale a 75 ohm… (quello di colore azzurro nella foto del raspberry)

In più rispetto alla aoide ha un filtro galvanico sull’ingresso dell’alimentazione elettrica (proveniente dalla piedinatura GPIO del raspberry) che consente di isolare in maniera più efficiente la parte della scheda che si occupa del trattamento del segnale audio dall’eventuale “inquinamento” prodotto dall’alimentatore elettrico.

Come controindicazione rispetto alla Aoide non è in grado gestire il transito di file audio in DSD (la Aoide con il proprio dac esegue la conversione dei file DSD in analogico) ma in questo viene incontro la predisposizione di Volumio che via “software” può (attivando l’apposita “spunta”) trasmettere i file DSD “impacchettandoli” in PCM come “DoP over PCM”. In questo modo anche il segnale digitale in DSD può essere “veicolato” attraverso il canale SPDIF coassiale verso il DAC esterno.

Lo schema di collegamento che uso attualmente è il seguente:

NAS(qnap raid con 2 hd da 4 Tb)-ethernet-ROUTER(dedicato)-ethernet-RASPBERRY/ALLO DIGIONE/VOLUMIO-coassiale spdif-DAC-xlr-PREAMPLIFICATORE.

Anche qui effettuate tutte le prove possibili… il sistema è a prova di bomba e la qualità audio fantastica… unico problema se si lascia lo smartphone “inattivo” per parecchio tempo perde la connessione con il Rasp ma bastano un paio di “tocchi” per riagganciarlo.

Se avete interesse per approfondire concetti relativi alla riproduzione audio vi consiglio “caldamente” questo sito e forum che sono gestiti da un ingegnere di cui trovate il “curriculum” nel sito del link. In mezzo ad un sacco di persone che sul web chiaccherano di “fuffa” una voce autorevole e preparata che sa rispondere con dati e misurazioni oggettive:

http://mariobon.com
http://mariobon.com/Glossario/__Glossario.htm
https://audioitalia.mondoforum.com

Se qualcuno mi vuole contattare o vuole fare una prova di ascolto a casa mia anche con vostri file audio siete i benvenuti!

unaptistim@gmail.com

Francesco Zago

Una foto dell’impianto

Download dell’articolo in formato PDF

Raspberry PI 3 e Volumio per l’ascolto di qualità di file audio in formato digitale a mezzo streaming di rete.
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